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Carli, Gian Rinaldo.

Letterato italiano. Compiuti gli studi a Padova, dove fu ricevuto nell'Accademia dei Ricoverati per vari saggi letterari e scientifici, nonché per una tragedia, l'Ifigenia in Tauride, ebbe giovanissimo la cattedra di Astronomia. Nello stesso tempo scriveva un poema filosofico, Antropologia o Della Società. Dopo la morte della moglie, nel 1747, si dimise dalla cattedra e si dedicò alle ricerche archeologiche nell'Istria, pubblicando notizie su quelle antichità. Le monete, la loro storia, i fenomeni della loro circolazione diventarono il tema della sua opera capitale Delle monete e dell'istituzione della zecche in Italia, opera che ebbe vasta risonanza e che suggerì riforme monetarie a vari governi. Altre sue notevoli opere economiche furono il Breve ragionamento sopra i bilanci economici delle nazioni (1770) e Del commercio libero dei grani (1771). Chiamato dal Governo austriaco al Consiglio supremo del Commercio e dell'Economia pubblica a Milano, attese a tali uffici illustrando i propri criteri con numerosi scritti e relazioni, che lo dimostrarono a metà strada tra il mercantilismo e la fisiocrazia in economia. Si occupò di studi sull'America e di curiose indagini sull'Atlantide, che espose nei 4 volumi delle Lettere Americane; collaborò al "Caffè" e vi pubblicò l'articolo Sulla patria degli Italiani. Ritiratosi dagli uffici pubblicò una terza opera in cinque volumi, Delle antichità italiche, che lo pone col Maffei e il Muratori tra i risvegliatori delle memorie nazionali (Capodistria 1720 - Milano 1795).